Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’incessante morìa di api che ha devastato non solo l’economia delle aziende produttrici di miele e derivati che hanno registrato una perdita di 2 miliardi di euro l’anno; ma che sta mettendo a rischio l’intera catena alimentare per la mancanza di impollinazione delle specie vegetali, ricordiamo che le api sono responsabili dell’impollinazione per l’84%. Dopo anni di ricerche di analisi sono stati presentati ieri a Roma i risultati del progetto “Apenet” realizzato dal Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) con i finanziamenti del Ministero delle politiche agricole.
I risultati delle ricerche, come ha spiegato il presidente del CRA Giuseppe Alonzo, non hanno portato a riconoscere un solo responsabile della morte delle api nel nostro Paese. Tra gli imputati vi sono i cambiamenti climatici, l’agricoltura intensiva, i fattori genetici, ma anche fitofarmaci che hanno contribuito a compromettere la salute degli alveari e dell’operoso quanto utilissimo insetto, difatti
I risultati generano una leggera sensazione di allarme, perché non permettono di individuare un solo colpevole e quindi di combatterlo. Ora è importante approfondire la ricerca e non giungere a conclusioni affrettate.
Sta di fatto che nel 2007 la morìa delle api ha interessato circa il 37,5% degli alveari italiani. Oggi la percentuale è scesa al 20% ma rimane comunque lo stato di allerta visto che fino a qualche anno fa non superava il 10-15%. La ricerca Apenet ha monitorato lo stato di salute degli alveari del terrotorio e ha permesso di raccogliere una serie di informazioni molto utili per la messa in sicurezza degli alveari stessi e per la prevenzione delle morti. Come informa Marco Lodisani, coordinatore del progetto
Abbiamo evidenziato il ruolo di alcune molecole neurotossiche utilizzate in agricoltura, ma anche la presenza di effetti sinergici e interazioni cui l’alveare è sottoposto, come stress climatici, qualità dell’alimentazione, pesticidi. Tutto ciò rende evidente la necessità di rivedere l’intero sistema agricolo.
Una prima presa di posizione per l’Italia potrebbe essere la messa al bando dei neocotidinoidi, degli agro farmaci usati per la concia del mais, fissata dalla Commissione europea per il 30 giugno 2012.
[Fonte: Ansa]
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