In pochi sanno che la Coca Cola è proprietaria anche del marchio Fanta, la famosa aranciata “italiana”. Ma appunto, italiana per modo di dire, visto che secondo l’ultima protesta della Coldiretti, pare che solo una piccola parte delle arance utilizzate siano di origine nostrana, per lo più calabresi. Il restante proviene dal Brasile, ma vengono spacciate per Made in Italy. Questa è solo una delle cose che non vanno nella gestione della Coca Cola in Italia, e per questo un centinaio di trattori hanno “marciato” ieri sulla piana di Gioia Tauro per protestare contro l’azienda.
No all’aranciata che spreme agricoltori, lavoratori e inganna i consumatori. Migliaia di lavoratori del comparto, italiani ed extra-comunitari, insieme a rappresentanti delle istituzioni locali, regionali e nazionali sono in città per denunciare le motivazioni alla base dello sfruttamento sia degli agricoltori che dei lavoratori.
E’ questo il grido di protesta della Coldiretti, secondo cui la Coca Cola da questo mercato inganna (e ci guadagna) due volte: una prima acquistando merce a basso costo dall’altra parte del mondo, una pratica tutt’altro che sostenibile, e dall’altra sottopagando i lavoratori, anche italiani. Secondo la confederazione intatti, dell’1,30 euro che costa al supermercato un litro di Fanta, di appena 3 centesimi è il quadagno degli agricoltori perché le arance utilizzate nella spremuta sono purtroppo la minima parte.
Secondo la denuncia infatti non ha senso chiamare una bevanda “aranciata” quando contiene appena il 12% di succo d’arancia. La richiesta è che sia aumentata la percentuale di arance, che vengano pagate ad un prezzo che renda conveniente coltivarle, il che ammonterebbe a circa 15 centesimi al chilo contro gli appena 8 centesimi pagati oggi, e che per l’aranciata made in Italy si utilizzino solo arance italiane.
La protesta però ha funzionato, e così la Coca Cola ha ribadito l’impegno ad acquistare il 100% delle arance da coltivatori italiani. Nulla si sa sul prezzo, ma almeno è un passo in avanti.
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