Luci ed ombre si susseguono nelle ultime convulse giornate della conferenza sul clima di Durban dove, come sempre, si è arrivati agli sgoccioli per rendersi conto che non si è concluso granché. A differenza dei precedenti incontri però, un risultato si è ottenuto: alcuni Paesi sono più vicini almeno negli intenti. Se per un accordo globale bisognerà attendere forse altri 3-4 anni, negli ultimi giorni si è avuto un risultato molto importante: la Cina si è avvicinata alle posizioni europee ed ora gran parte delle nazioni potrebbero cominciare a trattare per uno stesso obiettivo.
L’intento dell’Europa è di coinvolgere la Cina nella formulazione di un trattato vincolante per la riduzione delle emissioni entro il 2020, ben sapendo che dietro il colosso asiatico verrebbero attirati anche India, Brasile e gli altri Paesi inquinanti. L’unico a rimanere fuori da questi giochi è come sempre gli Stati Uniti, i quali però storicamente non hanno mai accettato di passare per i “cattivi” di turno, e per questo ora saranno costretti a prendere delle contromisure.
Una delle soluzioni possibili è stata presentata da Lord Nicholas Stern, ex capo economista della Banca Mondiale, oggi autore di un rapporto per il partito laburista sul costo dei cambiamenti climatici. Si sa infatti che i britannici sono molto sensibili alla problematica del riscaldamento globale dato che, abitando su un’isola, rischiano di venire sommersi se le acque si dovessero sollevare troppo. E allora ecco la proposta dell’economista: smettere di finanziare le aziende che utilizzano i combustibili fossili.
Nulla di nuovo, diranno i lettori assidui di Ecologiae, visto che questa proposta è stata già fatta da diversi gruppi ambientalisti e non solo in passato. Ma se proviene da uno dei leader della Banca Mondiale, ora consulente di uno dei principali partiti britannici, la musica cambia. Secondo Stern oggi quasi tutte le nazioni finanziano, direttamente o indirettamente, il mercato dei combustibili fossili per un totale di circa 10 miliardi di dollari l’anno. Se quei soldi anziché finire al petrolio, al carbone e alle altre fonti sporche, finissero nel solare, nell’eolico e simili, potrebbe svilupparsi quell’economia verde che farebbe uscire il mondo dalla crisi economica e climatica, e potrebbe essere la chiave che apre la resistenza delle grandi economie come Usa e Cina.
Per finanziamenti, secondo Stern, si intende non solo la quantità di miliardi versati direttamente nelle casse di chi estrae la materia prima, la lavora e la utilizza, ma anche sgravi fiscali, incentivi, prestiti e quant’altro. In alternativa questi soldi potrebbero essere versati nel famoso fondo verde per il clima, in maniera tale da coprirlo come promesso, ma senza pesare sui bilanci statali. Se poi si tassassero anche le attività inquinanti come i trasporti internazionali o le grandi attività inquinanti, l’opera sarebbe completa.
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