Ieri ascoltando uno dei principali tg nazionali una frase ha colpito la mia attenzione:
Anche gli ambientalisti più reticenti, vista la crisi energetica, stanno rivalutando il nucleare come soluzione.
D’altra parte l’associazione pro-ambiente più attiva sul territorio italiano, Legambiente, che certo rappresenta una larga fetta di ambientalisti, definisce miope e pericoloso l’accordo Berlusconi-Sarkozy (perchè definirlo un’intesa Italia-Francia mi sembra assurdo, visto che noi cittadini italiani non siamo stati interpellati su temi così importanti). Anche i Verdi si pronunciano contro il nucleare. Qualcosa non torna. Ma al di là delle incongruenze ed incoerenze nei servizi dei telegiornali, alle quali siamo tutti tristemente abituati (ma non certo rassegnati), viene da interrogarsi sulla fattibilità di questi quattro presunti, ipotetici reattori di terza generazione.
E soprattutto viene da chiedersi: dove verranno costruiti? No, perchè fa una bella differenza il posto. Metti che la loro gestione, come la gestione della maggior parte dei grossi appalti nel nostro Paese, viene affidata ai clan camorristici, immaginiamo già come e dove verrano smaltite le scorie, probabilmente nelle nostre insalate o in una bella mozzarella all’uranio impoverito che, dopo quella alla diossina, sarà il nostro fiore all’occhiello in tutto il mondo (quando si dice l’eccellenza italiana!).
Tutto il mondo sta investendo nelle energie rinnovabili. Gli Stati Uniti fanno difficoltà a smaltire le loro scorie e non è improbabile che esista davvero da qualche parte lo scenario delle “Colline hanno gli occhi”.
Berlusconi su una cosa ha ragione: negli anni Settanta stavamo per diventare all’avanguardia nel nucleare. Il verbo al passato è d’obbligo. Ora è tardi per una scelta di questo tipo. Il futuro è nel vento, nel sole, nell’acqua, in tutto ciò che esiste di pulito. In tutto ciò che l’Italia ha in abbondanza. Non nell’uranio, di cui certo non siamo così provvisti. Quale spesa comporterebbe per il nostro Paese? Quale rischio, visto che la corruzione in Italia dilaga anche nei settori in cui è più a rischio la vita umana, come la Sanità? Figuriamoci il nucleare… non basta come giustificazione che negli altri Paesi ce l’hanno: da noi troverebbero sicuramente il modo di specularci sopra, magari risparmiando sulla sicurezza degli impianti, sullo smaltimento appropriato delle scorie.
Nel Paese in cui non riescono nemmeno a terminare un’autostrada, in cui milioni e milioni di euro dell’Unione Europea scompaiono nel vuoto, in cui il Parlamento pullula di vallette, presentatori, cantanti e pregiudicati, si vuole svoltare verso il nucleare. A spese nostre. Come per l’Alitalia. Come per la Salerno-Reggio Calabria. Come al solito.
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