Il bike sharing è un sistema grazie al quale le autorità comunali mettono a disposizione dei cittadini, previo abbonamento, qualche centinaio di biciclette per potersi spostare in città e ridurre in questo modo l’inquinamento derivante dall’utilizzo delle automobili. Questo servizio, il quale è stato ideato nel lontano 1960 in Olanda, ha trovato il gradimento dei cittadini un po’ in tutto il mondo, e specialmente negli ultimi anni, grazie all’incremento della coscienza “verde”, si è diffuso sempre più fino ad essere presente in quasi tutte le grandi città europee.
La prima città che lo ha utilizzato con metodi moderni che comprendevano riconoscimento elettronico del mezzo, abbonamenti e quant’altro, è stata Copenhagen, che nel 1995 ha inaugurato il primo vero e proprio sistema di bike sharing come lo conosciamo oggi, dopo anni di sperimentazioni. Da allora centinaia di città hanno seguito l’esempio danese. Nel 2000 la prima a cogliere l’idea è stata Helsinki che introdusse anche un ingegnoso sistema per ridistribuire le biciclette in modo che nessuna postazione ne fosse mai sguarnita, con un camioncino che girava per la città e portava le bici dai punti in cui ce n’erano di più a quelli in cui ce n’erano di meno.
Dopodiché è stata la volta di Berlino, nel 2003, che introdusse le postazioni di bike sharing nei pressi delle stazioni ferroviarie, poi seguito da Londra, Barcellona, Parigi con il famoso Velib che da allora è il più imponente progetto di bike sharing, anche se l’aggiornamento di quello londinese, secondo i piani del sindaco Johnson, dovrebbe superarlo, e poi Roma e Milano. Nel mezzo tante città meno famose come Bari che introdusse il sistema in Italia per prima, nel 2007; Cagliari, e l’ultima nata di pochi mesi fa, Torino. In tutto oggi le città italiane in cui è presente il bike sharing sono ben 132, considerando anche i Comuni più piccoli, con Milano che ha il sistema più grande del Paese e l’ottavo d’Europa.
Calcolando invece il numero di grandi città con un sistema di condivisione delle bici, scopriamo che l’Italia è quella che si comporta meglio nel Continente, visto che può vantare ben 11 città con questo sistema (in cui colpevolmente mancano Napoli e Firenze), contro le 7 francesi e tedesche, le 6 britanniche e le 4 austriache.
Ma allora, nonostante questi buoni numeri, perché i Paesi con meno biciclette del nostro vedono i propri cittadini viaggiare sulle due ruote mentre da noi le strade continuano ad essere occupate dai SUV? La risposta è semplice: mancano le piste ciclabili. Non basta impostare un sistema di bike sharing. Per quanto efficiente sia, scansare le auto nel traffico non è semplice, e senza le piste ciclabili queste bellissime biciclette corrono il rischio di diventare buone solo nelle giornate di stop al traffico.
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