La marea nera scozzese ha riaperto una ferita che sembrava essersi chiusa nel settembre scorso. Mai più maree nere, ci era stato promesso, ma da allora se ne sono susseguite diverse, di ogni dimensione. Ora però i giochi cominciano a farsi seri, e come vi avevamo già preannunciato qualche giorno fa, nonostante l’incidente nel Mare del Nord ed i disastri provocati in Nigeria, la Shell ha chiesto l’autorizzazione per trivellare nell’area più instabile della Terra: l’Artico. Ma stavolta, tra i vari oppositori, ce n’è uno d’eccezione.
Persino il New York Times, uno dei giornali più autorevoli al mondo, ha ammesso che questo sarebbe davvero troppo, e nell’edizione di due giorni fa ha pubblicato un editoriale di Frances G. Beinecke, presidente del Natural Resources Defense Council, in cui chiede direttamente al presidente Obama di ostacolare l’iter per l’autorizzazione alla trivellazione.
Circa 200.000 litri di petrolio sono sfuggiti nel Mare del Nord la scorsa settimana da un oleodotto gestito dalla Shell, a circa 100 miglia al largo della Scozia. L’anno scorso, gli americani osservavano rabbiosi come l’industria del petrolio e il governo federale abbiano lottato per cinque disastrosi mesi per contenere la perdita molto più grande della BP nel Golfo del Messico. Ora immaginate il pericolo e la difficoltà di cercare di far fronte ad una debacle simile al largo della costa nord dell’Alaska, dove le acque sono solidificate in ghiacci per otto mesi all’anno, le tempeste alzano nebbia e onde fino a 20 metri di altezza e la temperatura, combinata con il vento freddo, si percepisce intorno ai 10 gradi sotto lo zero dalla fine di settembre.
Comincia così l’appello dell’editorialista che pone sotto gli occhi del mondo uno scenario spaventoso, ingestibile. Il senso di tutto questo è: se siete stati capaci di combinare tali disastri al sole del Golfo del Messico o nelle tranquille acque del Mare del Nord, cosa potreste essere in grado di combinare in una terra ghiacciata che vi costringerà a lavorare in condizioni estreme?
La Shell ha chiesto l’autorizzazione a perforare ben 4 pozzi, a cominciare dal Mare di Beaufort, nell’area sopra l’Alaska, già alla fine di quest’estate. La richiesta fatta ad Obama è che si opponga con tutte le sue forze per evitare che ciò avvenga, dato che a dare l’autorizzazione dovrebbero essere le agenzie governative Environmental Protection Agency, the Fish and Wildlife Service, the National Marine Fisheries Service ed il Bureau of Ocean Energy Management, Regulation and Enforcement. Il rischio che un altro incidente come gli ultimi due avvenga è alto, ed anzi, le probabilità sono anche maggiori. Ma con la differenza che stavolta
non avremmo le infrastrutture, la conoscenza o l’esperienza per affrontare l’emergenza se si dovesse verificare.
[Fonte: Ny Times]