I tecnici dei vigili del fuoco che stanno lavorando da giorni per estrarre il cobalto 60 scoperto in un container nel vte di Genova (area portuale di Voltri) oggi tendono a tranquillizzare la popolazione. Secondo le ultime rilevazioni effettuate dall’Arpal, le variazioni di radioattività non sono significative. Ciò vuol dire che non ci sarebbero pericoli per i cittadini.
Ma riassumiamo l’accaduto. Circa un anno fa è arrivato dagli Emirati Arabi un container contenente cobalto 60, un isotopo radioattivo sintetico del metallo cobalto utilizzato principalmente in campo medico e chimico. Questo container ha messo in allarme le autorità perché avrebbe potuto avere conseguenze sulla salute della popolazione nelle vicinanze, e così, dopo mesi di studio, è cominciata l’operazione di recupero effettuata dai vigili del fuoco.
La squadra nucleare batteriologica chimica radiologica ha già iniziato le operazioni di bonifica che termineranno quando la pasticca contenente la sostanza pericolosa verrà rimossa definitivamente, per poi essere trasportata in Germania dove verrà smaltita in sicurezza. Non ci sono però radionuclidi contaminanti sul materiale asportato finora, e ciò lascia capire che non ci dovrebbero essere pericoli per chi abita e lavora nella zona del porto.
Misuriamo l’equivalente di dose ambientale gamma. Il Cobalto 60 rilascia prevalentemente radiazioni di tipo gamma ad alta energia. Noi verifichiamo l’intensità della sua propagazione a un metro da terra, nei punti in cui le persone potrebbero essere più esposte. Le misure, svolte con una centralina in continuo consultabile dalla sede Arpal e con due rilevatori portatili, proseguiranno durante il fine settimana e per tutta la durata della rimozione della sorgente. Una volta sgombrato il terminal dalla presenza del container, verrà ispezionata con gli strumenti anche l’area interdetta all’accesso, al fine di consentire la restituzione della banchina all’attività portuale
hanno spiegato Luca Garbarino e Marco Calimero, tecnici esperti del Centro di riferimento regionale per il controllo della radioattività ambientale. Alle attività di bonifica si sono aggiunti anche gli artificieri della Polizia di Stato.
[Fonte: il Secolo XIX]