Probabilmente in questi giorni vi sarà capitato di leggere una notizia che poteva sembrare un pesce d’aprile fuori stagione, ma da quanto apprendiamo da fonti australiane, pare che non ci sia davvero nulla da scherzare. I cammelli selvatici che vivono in Australia stanno diventando un grosso problema e, per risolverlo, il Governo ha deciso di risolvere la questione alla radice, sterminandoli.
Pare infatti che il Governo australiano stia valutando una sorta di regime di “carbon credits” (crediti di carbonio) da aggiudicare con l’uccisione di cammelli nell’entroterra perché possono essere un pericolo per le specie autoctone, e perché…inquinano troppo.
Il piano attualmente è ancora in fase di studio (e speriamo resti così), ma pare abbia messo al centro del mirino i cammelli come obiettivo primario nel piano di riduzione delle emissioni nazionali, come se non ci si volesse accorgere che forse il problema dell’inquinamento è dovuto al carbone, fonte primaria di approvigionamento energetico, o alla deforestazione che sta decimando le foreste interne. Per completare la barbarie, non solo è stata aperta la caccia indiscriminata ai cammelli, ma le persone che contribuiranno a ridurre la popolazione degli animali, otterranno anche dei crediti di carbonio, cioè il permesso ad inquinare di più a livello industriale.
L’idea, ovviamente, non poteva che nascere dalla mente dei manager di una compagnia energetica, la Northwest Carbon, con sede ad Adelaide, nel tentativo di distrarre l’attenzione dalla CO2 che il carbone emette nella loro attività. Che ci sia un problema con i cammelli è innegabile, visto che si calcola siano circa un milione, con il loro numero che è raddoppiato negli ultimi nove anni, e con ogni cammello che emette una tonnellata di CO2 l’anno, ma vogliamo compararlo con le emissioni delle attività umane? Di certo questo è un modo per spostare l’attenzione verso altre cause, ma quando i cammelli saranno ridotti a poche migliaia, con chi ce la prenderemo?
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[Fonte: Treehugger]