Come una sorta di Apocalisse, tutte le previsioni più nefaste riguardanti la centrale nucleare di Fukushima si stanno verificando. L’ultima, solo in ordine di tempo, riguarda il cibo. Già circa tre o quattro giorni fa alcuni esperti asiatici avevano avvisato del rischio che i fumi radioattivi potessero espandersi nell’aria e, incontrando nuvole cariche di pioggia, far cadere sostanze tossiche sul suolo.
Da qui poi la contaminazione dell’acqua e della terra sarebbe stata inevitabile, ed è proprio quello che si è verificato ieri. Le sostanze radioattive hanno intaccato i pascoli nei pressi di Fukushima, sono entrate nella catena alimentare, e sono state di conseguenza riscontrate nel latte prodotto dalle mucche presenti nei dintorni.
Non solo. Infatti i fumi radioattivi hanno come principale fonte di preoccupazione il fatto di essere incontrollabili, e potersi allontanare per chilometri. Così la presenza della radioattività è stata riscontrata anche ad Ibaraki, a circa 200 km di distanza, questa volta nelle coltivazioni di spinaci. Immediatamente sono scattati i controlli sia sulle coltivazioni circostanti la centrale che sui prodotti, specialmente quelli apparentemente non preoccupanti di Ibaraki, spediti in tutto il Giappone e fuori dai confini nazionali.
Il rischio infatti adesso è rappresentato dalla possibilità che alcune casse di spinaci radioattivi siano state vendute, contaminando anche persone che si sentivano al sicuro a centinaia di chilometri di distanza dalla centrale. Secondo gli esperti dell’Università di Hong Kong, i rischi non finirebbero qui, perché oltre alle coltivazioni, le piogge radioattive potrebbero contaminare anche l’oceano, rendendo i pesci e frutti di mare non più consumabili per chissà quanti anni. I rischi per la salute sono cancro alla tiroide, tumore osseo e leucemia, ma come ci ha insegnato Chernobyl, sono gli effetti a lungo termine a preoccupare più di tutti, quelli che portano i bambini a nascere malformati e le persone ad ammalarsi di cancro anche decine di anni dopo.
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