Una “estinzione di massa” si caratterizza come un periodo durante il quale almeno il 75% delle specie della Terra muore nell’arco di pochi milioni di anni o anche meno. Negli ultimi 540 milioni anni si sono verificati cinque casi di estinzione di massa, ma secondo uno studio condotto dalla UC Berkeley da Anthony Barnosky e colleghi, pubblicato sulla rivista Nature, ci sono segnali che stiamo per entrare nel sesto evento del genere.
I cinque precedenti si sono verificati durante le ere seguenti:
- Ordoviciano (443 milioni di anni fa, l’86% di specie estinte);
- Devoniano (359 milioni di anni fa, il 75% di specie estinte);
- Permiano (251 milioni di anni fa, il 96% di specie estinte);
- Triassico (200 milioni di anni fa, l’80% di specie estinte);
- Cretaceo (65 milioni di anni fa, il 76% di specie estinte).
Questi precedenti eventi di estinzione di massa (anche conosciuti come i “Big Five”) si ipotizza siano stati causati da combinazioni di eventi chiave come il cambiamento climatico insolito, cambiamenti nella composizione atmosferica, e lo stress anormalmente elevato sull’ecosistema (tranne nel caso del Cretaceo, quando l’evento fu causato da un impatto di asteroidi e dai conseguenti effetti).
Barnosky spiega che sempre più scienziati stanno riconoscendo che le moderne estinzioni delle specie a causa di varie influenze umane, riportano alla mente quelle che hanno provocato i Big Five: riduzione delle risorse, la frammentazione degli habitat, l’introduzione di specie non indigene, la diffusione degli agenti patogeni, l’uccisione diretta delle specie ed i cambiamenti climatici.
Ma ci sono anche dei casi di estinzione che non hanno nulla a che fare con le influenze umane, e che gli scienziati deducono attraverso i reperti fossili, i quali consentono il raffronto con l’attuale tasso di estinzione, permettendoci così di valutare l’impatto umano sul tasso di perdita delle specie.
Gli autori dello studio hanno così scoperto che, nel corso degli ultimi mille anni, il tasso medio di estinzione è stato di dieci volte maggiore del tasso di estinzione naturale notato dai reperti fossili, e recentemente ha raggiunto livelli quasi 400 volte più veloci rispetto al tasso medio di estinzione naturale. Secondo loro le estinzioni degli ultimi 500 anni si sono verificate almeno alla stessa velocità delle estinzioni che hanno scatenato i Big Five.
Barnosky e colleghi hanno anche cercato di determinare quanto tempo potrebbe volerci per raggiungere i livelli di estinzione di massa (75% di specie estinte). Per rispondere a questa domanda, hanno esaminato un ipotetico scenario che si avvicinasse a quello dei Big Five, ed hanno determinato che l’attuale tasso di estinzione non è proprio così rapido, ma che se tutte le specie attualmente elencate come “minacciate” si dovessero estinguere, l’attuale tasso di estinzione diventerebbe veloce quasi quanto quello degli eventi precedenti. In altre parole, se perdiamo tutte le specie attualmente minacciate, ci sarà la possibilità di una nuova estinzione di massa in poco più di 500 anni.
In un simile scenario ipotetico, esaminando quanti anni ci vorrebbero per la perdita così massiccia ai tassi di estinzione correnti, gli autori arrivano a concludere:
se tutte le specie minacciate si estinguessero entro un secolo, ed il tasso proseguisse senza interruzione, gli anfibi terrestri, uccelli e mammiferi si estingurebbero ai tassi dei Big Five in un periodo tra 240 e 540 anni […] Questo evidenzia che i tassi di estinzione correnti sono superiori a quelli che hanno causato i Big Five, e potrebbero essere abbastanza gravi da portare a grandi estinzioni in non più di tre secoli.
Gli autori però osservano che siamo ancora in tempo per invertire la rotta, anche se sarà un compito molto difficile. Pertanto è molto urgente cominciare a prendere provvedimenti per evitare che questa tragedia avvenga, riducendo le pressioni che stanno spingendo le specie oggi all’estinzione ed avviando programmi di recupero della biodiversità.
[Fonte: Treehugger]
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