Dopo il convegno Dammi da bere-giornata sull’acqua, organizzato da Greenaccord al centro Euro Mediterraneo di Roma, sono seguiti interventi e commenti sul bene più prezioso che abbiamo, l’acqua.
Il tema dell’acqua come bene comune non privatizzabile è quanto mai attuale visto che trra il 15 aprile e il 15 giugno 2011 saremmo chiamati a votare nel referendum sulla privatizzazione del servizio idrico.
Come spiegano gli esperti al convegno, come Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Greenaccord
E’ fondamentale che la gestione dell’acqua sia in mano pubblica, basata su controlli e strategie condivise. Questa enfasi sulla gestione privata è un pò un’autocondanna della politica perchè si autodefinisce inefficiente. Questo lascia molto pensare e non può essere accettato. Il problema nasce perchè gli acquedotti in Italia sono gestiti male, ci sono ingenti perdite e il rimedio non è semplicistico. Passare dal pubblico al privato è molto complicato. La preferenzialità che è stata fatta verso il privato è eccessiva. L’apertura è un conto, ma aprire un canale preferenziale su una risorsa così preziosa presenta dei rischi soprattutto perchè in Italia l’industria dell’acqua privata è una tra le più potenti al mondo.
Il Paese è difatti tra i maggiori consumatori di acqua potabile al mondo e il business è chiaramente appetibile. A questo va aggiunto che i cambiamenti climatici ridurranno del 20% le piogge nei prossimi 50 anni nella popolosa e inquinata regione del Mediterraneo, limitando per moltissimi la possibilità di accedere ad acque potabili, di irrigare campi e di limitare il consumo di acqua per la produzione di merci e prodotti industriali. Proprio per evitare gli sprechi e consumare ragionevomente il bene comune dobbiamo, come spiega Masullo
prepararci al fatto che non siamo più in una condizione di abbondanza. In molti comuni si lavano i pavimenti con le acque sorgive, di conseguenza bisogna abituarci ad un uso efficiente dell’acqua.
[Fonte: Asca]
[Foto: libertiamo]
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