La misteriosa moria di uccelli e di pesci colpisce anche l’Italia, domenica scorsa sono precipitate giù dal cielo centinaia di tortore. Dopo i merli ed i pesci dell’Arkansas (USA), le ecatombi della Louisiana e del Kentucky, i milioni di pesci morti in Maryland, gli stormi di corvi di Göteborg (Svezia), il fenomeno raccapricciante è scoppiato anche a Faenza.
Massimo Bolognesi del Wwf racconta di come i volontari abbiano raccolto le carcasse a un chilometro scarso dal centro:
Solo noi ne abbiamo raccolte quattrocento. Ma le tortore morte sono sicuramente molte di più: migliaia. Perché muoiono? Non lo sappiamo. Per il momento è un mistero.
Come in Arkansas e nel caso svedese primo pensiero è andato ad una fonte di inquinamento vicina. In questo caso un’azienda che lavora farine animali, vegetali e vinacce. Ma la supposizione non sta in piedi perché l’azienda è in esercizio da tempo e nulla di anomalo si è riscontrato di recente. A questo punto ogni ipotesi che si rivolga a ricercare una collocazione della causa delle morie vicina al sito dove gli uccelli sono precipitati risulta poco credibile. Dev’essere qualcosa di mobile, forse una malattia molto virulenta (che avrebbe già assunto il carattere di pandemia) o comunque un fenomeno di altro tipo: fisico, chimico, atmosferico, in ogni caso di dimensione planetaria.
I volontari del Wwf hanno pensato che, fino al mancato accertamento del contrario, fosse opportuno reputare il fenomeno una questione di ordine sanitario ma l’Asl non si è voluta occupare della rimozione dei cadaveri morti (alla quale ha provveduto il Corpo Forestale dello Stato), piovuti sin dentro il centro storico, e si è limitata a prelevare 4 uccelli per fare dei test presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Lugo.
Risultati delle analisi si attendono dall’America, dove nel frattempo è scoppiata la psicosi. I macabri fenomeni sono stati letti come segnali della fine del mondo. In effetti non servono doti da aruspici per leggere nell’evento un presagio di sventura, ogni segno che viene dal cielo ha per l’uomo una carica semantica di valore fondamentale. Profeti autodichiarati, sette religiose (setta cristiana di Harold Camping) e ciarlatani vari giurano che la fine sia vicina e che questi siano segni chiari del cielo, come lo furono le rane bibliche piovute in Egitto.
Non c’è bisogno di scomodare né i Maya né le Scritture per preoccuparsi. Difatti, se non vogliamo indulgere negli allarmismi di un’imminente fine del mondo, interpretando il fenomeno come presagio, basta analizzarlo per quello che è in sé per essere allarmati, ovvero l’evidente manifestazione degli sconvolgimenti degli equilibri ecosistemici. Infatti, se la moria di uccelli sarebbe spiegabile con una pandemia, quella di uccelli e pesci in contemporanea nei vari angoli del mondo pare difficilmente imputabile ad una causa naturale come può esserlo una malattia.
Per ora continuiamo a sperare che gli eventi possano essere non correlati tra loro, indipendenti e dovuti a cause localizzate, che magari siano sempre avvenuti, e che sia solo l’eco mediatica a presentarceli nella loro simultaneità, e che ciò che dice Massimo Bolognesi sia vero:
Io credo che la causa della morte di queste tortore – ci dice Massimo Bolognesi parlando del caso della sua Faenza – sia da ricercare fra una di queste: o un inquinamento temporaneo prodotto da qualche azienda; o l’aviaria o qualche altra malattia; oppure ancora l’avvelenamento. Qualcuno potrebbe averle avvelenate perché le tortore mangiano grandi quantità di sementi.
Dello stesso parere è anche la Forestale che spiega come potrebbe trattarsi di un’intossicazione alimentare.
Le tortore, infatti, sono solite cibarsi sugli enormi cumuli residuati della distillazione, dove si trovano prevalentemente semi di vinacciolo trattati.
[Fonte: La Stampa]
[Foto homepage: Corpo Forestale dello Stato; Foto2: WWF]
claudia 8 Gennaio 2011 il 1:23 am
…e le scie chimiche come conduttori di qualche “nuovo”impulso elettromagnetico?