Le polemiche sugli effetti delle basi militari sul territorio circostante sono destinate a durare presumibilmente per sempre, ma una molto pesante è stata sollevata tempo fa dalla ricercatrice Antonietta Morena Gatti, direttrice del laboratorio dei biomateriali dell’Università di Modena la quale, supportata dall’Associazione Amici della Terra e dal Gruppo d’Intervento Giuridico, ha chiesto maggiori controlli sulla base del Salto di Quirra, in Sardegna.
La base militare, afferma la studiosa, emetterebbe
Particelle infinitesimamente piccole (le nanoparticelle) di materiali esplodenti e di metalli, quali il tungsteno, che possono provocare tumori gravissimi e, forse, malformazioni.
Tali sostanze sarebbero talmente elevate da creare un gran numero di malformazioni, sia tra gli animali che purtroppo anche tra i neonati, tanto da far assumere al fenomeno l’epiteto di “Sindrome di Quirra”. Questa nuova patologia è stata denunciata più volte da diversi medici, i quali si sono rivolti alle Asl di Cagliari e Lanusei, le quali però non hanno trovato nulla di sospetto.
Le analisi fatte nel 2003 all’esterno del poligono di tiro non hanno rilevato presenze preoccupanti di uranio impoverito, anche se diversi metalli pesanti, primo fra tutti il pericolosissimo arsenico, sono stati trovati nei fiumi ed in altri campioni d’acqua prelevati nelle vicinanze. Una scoperta agghiacciante che mette in pericolo la sopravvivenza dell’area, dato che i metalli tossici entrano nella catena alimentare ed in breve tempo raggiungono l’uomo, minandone la salute. Il presidio multizonale dell’Azienda sanitaria (Pmp) ha deciso così di effettuare ulteriori analisi, dato che:
Le indagini sanitarie ed epidemiologiche, nonché i monitoraggi ambientali, devono essere continui, efficaci, trasparenti e pubblici, soprattutto quando si riferiscono a dubbi sanitari per la popolazione e ad aree di rilevante interesse ambientale
ha spiegato Stefano Deliperi, rappresentante delle due associazioni che hanno avviato quest’iniziativa. Dopotutto il 65% di malformazioni animali e allevatori ammalati di leucemie, tumori e linfomi non potevano essere liquidati con un risultato negativo sull’uranio impoverito.
Dal 1980, sostiene il Gruppo, si sono susseguiti aborti terapeutici, bambini nati con handicap e malformazioni, molti residenti sono morti per malattie come quelle sopra elencate con tassi molto più elevati rispetto al resto d’Italia.
E’ il caso di vederci chiaro, finalmente ed una volta per tutte, con trasparenza e senza guardare in faccia a nessuno.
E’ questo l’urlo dei sardi che non vogliono più morire di inquinamento. Un urlo a cui anche noi di Ecologiae ci associamo.
[Fonte e foto: Gruppo d’Intervento Giuridico]
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