Un recente studio realizzato dalla ricercatrice francese Hélène Morlon, della University of Oregon, e pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Ecology Letters, ha indagato il rapporto esistente tra la perdita di habitat, l’estinzione delle specie e la biodiversità.
La ricerca ha effettuato una sorta di panoramica evolutiva delle piante legnose in quattro climi simili in tutto il mondo e ha dato agli scienziati una nuova prospettiva sulla diversità genetica e sulle minacce rappresentate sia dalle estinzioni delle specie che dalla perdita di habitat.
L’autrice spiega che la diversità evolutiva, ovvero i milioni di anni di innovazioni evolutive contenute nelle specie oggi, è più sensibile all’estinzione o alla perdita di habitat di quanto non si creda. E che negli sforzi per la conservazione delle specie, bisognerebbe prendere in considerazione il fatto che sono evolutivamente correlate.
“Siamo tutti interessati a preservare la biodiversità”, ha spiegato la Morlon. Ciò significa cercare di preservare la maggior parte delle specie che possiamo, ma ricordando che le specie non sono tutte uguali. Nessuno di noi vuole fare scelte su quali specie preservare, ma se dobbiamo, potremmo essere interessati a preservare le più singolari nella storia evolutiva. Ci sono anche altre caratteristiche delle specie da considerare, la biodiversità è troppo complessa per essere riassunta da un unico numero, che si tratti della ricchezza di una specie piuttosto che della diversità filogenetica.
Dal momento che gli sforzi di conservazione si svolgono all’interno di specifiche aree geografiche, Morlon ha spiegato che è importante capire come è distribuita la biodiversità. I ricercatori si sono concentrati sulle specie vegetali che vivono all’interno di aree definite nelle regioni di tipo mediterraneo in tutto il mondo – Australia, California, Cile e Sud Africa. Per le 538 specie di piante, che hanno coperto 254 generi e 71 famiglie, i ricercatori hanno costruito un albero evolutivo in base all’antenato in comune.
L’approccio appena descritto è uno dei primi modelli per calcolare matematicamente diversità territoriali che coinvolgono le relazioni filogenetiche.
C’è una convinzione generale che viene persa solo una piccola quantità di diversità evolutiva quando si verifica un’estinzione. Ciò sarebbe vero se i rami terminali degli alberi filogenetici fossero corti. Ma gli alberi filogenetici hanno in genere rami terminali lunghi e l’impatto di una singola estinzione sulla diversità filogenetica è enorme.
Gli strumenti che utilizzano gli ambientalisti per preservare le specie su scala regionale non sono adatti per preservare la diversità filogenetica.
[Fonte: Extinctions, loss of habitat harm evolutionary diversity, University of Oregon]
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