193 Paesi si incontrano oggi a Cancun per due settimane di negoziati, di sessioni notturne e litigi, nel tentativo di avvicinarci un po’ di più ad un accordo internazionale per mitigare i cambiamenti climatici. Chris Huhne, Ministro dell’energia del Regno Unito e responsabile dei trattati sul clima ha minimizzato le aspettative di una svolta significativa a Cancun:
Non ci attendiamo un accordo finale. L’obiettivo è di rilanciare i colloqui. Sarà un successo se il mondo ridurrà le distanze dall’accordo, ottenendo progressi concreti nei settori degli impegni forestali, della finanza e della riduzione delle emissioni.
Questa pare essere la linea più probabile, dato che a Huhne fa eco il suo Primo Ministro David Cameron, uno dei protagonisti dei trattati. Cameron infatti ha previsto che non ci sarà nessun accordo. Di fatto, gli incontri preliminari sono stati così insoddisfacenti che le aspettative sono ora riviste al ribasso e così ogni progresso sarà già un successo. Il rischio ora è che, se nelle prossime due settimane in Messico non si otterranno risultati concreti, si parlerà del crollo di tutto il processo delle Nazioni Unite, con conseguenze ancora più gravi rispetto al meeting mal gestito di Copenhagen.
Il pericolo è che qualsiasi accordo o sarà troppo piccolo per ottenere il necessario impatto, o sarà così esigente che, come in passato il protocollo di Kyoto, sarà tranquillamente ignorato dalle superpotenze mondiali. Kyoto è stato un trionfo sulla carta, molto meno allo stato attuativo, visto che gli Stati Uniti non l’hanno mai ratificato. Da una recente stima, al momento della sua scadenza nel 2012, avrà portato ad una riduzione delle emissioni di meno di un terzo degli obiettivi previsti.
E’ più facile che qualcosa si riesca a fare dal punto di vista economico, con modalità più dettagliate per il Fondo di adattamento e mitigazione per i Paesi in via di sviluppo, concordato lo scorso anno. Un po’ meno possibile l’accordo sulla riduzione delle emissioni, dato che la tesi scientifica che dimostrava come fossero gli esseri umani a provocare il global warming è stata minata dal Climategate. Eppure il 2010 è stato un altro anno di temperature record e fenomeni meteorologici estremi come le inondazioni in Pakistan. Danni che potrebbero essere aggravati, come afferma una ricerca pubblicata oggi dalla Royal Society, che avverte che potrebbe non essere più possibile limitare il riscaldamento globale ai 2° C. Probabilmente l’inversione di questa tendenza potrebbe essere l’obiettivo più importante per i negoziatori di Cancún.
[Fonte: The Guardian]
Commenti (2)