Sulle scatolette di tonno negli scaffali dei nostri supermercati compare la scritta “ingredienti: tonno, olio di oliva etc…” Etichettatura tanto legale quanto inaccettabile. Anche il consumatore attento e critico, consapevole dell’esistenza di specie sovrasfruttate sino al rischio concreto di estinzione (vedi il Tonno obeso) non potrà nemmento tentare di evitarle. Al consumatore la legge non riconosce il diritto di sapere cosa stia mangiando.
Le scatolette di tonno Nostromo e Mare Aperto Star di vari lotti testati in Italia risultano contenere specie differenti del medesimo genere “Tonno” riportato in etichetta. Si può sperare di esser stati fortunati ed aver incappato nella specie non sovrasfruttata.
Fra le cause alla base di questa selettività nulla c’è l’utilizzo di metodi di pesca poco sostenibili, come le reti a circuizione utilizzate con “sistemi di aggregazione per pesci” detti anche FAD. Questi dispositivi constano di oggetti galleggianti che per forma e colore fungono come esche che attirano attorno a sé e quindi alla rete, oltre ai tonni adulti di tutte le varie specie anche gli esemplari giovani che non si sono ancora riprodotti, e, ancor più grave, anche molte specie minacciate come le tartarughe marine o lo squalo balena. Una volta catturati, i pesci vengono congelati insieme e l’identificazione diviene più difficile. La pesca a circuizione sta distruggendo gli equilibri degli ecosistemi marini, conducendo gli stock di tonno, e non solo, al collasso.
Per saperne di più, consultate il report di Greenpeace sul tonno in trappola, disponibile in formato pdf.