L’industria verde sta diventando sempre di più il mercato nero più importante dell’Asia. Con questo gioco di parole si potrebbero descrivere le decine di casi vergognosi che stanno avvenendo in quelle aree, in cui, come a Napoli per la camorra, i rifiuti stanno diventando il nuovo business.
A denunciarlo è un rapporto stilato dal GAO (Government Accountability Office) degli Stati Uniti in cui vengono rivelate le responsabilità di numerose compagnie, soprattutto tecnologiche, che smaltiscono i rifiuti in una maniera poco ortodossa: con la scusa del riciclaggio, inviano la propria immondizia in altri Paesi illegalmente, qualcosa che dalle nostre parti purtroppo si conosce fin troppo bene.
Le compagnie buttano di tutto, dai cellulari ai computer, fino a sostanze altamente tossiche che vengono trasportate nelle discariche non sicure di alcune zone della Cina e dell’India, ma non solo.
“La responsabilità su molti rifiuti elettronici è gestita nelle nazioni in cui essi sono prodotti con effettivi controlli e con tecnologie avanzate, ma quantità consistenti poi finiscono nelle discariche di altre nazioni, considerate poco sicure e pericolose per i lavoratori stessi e per l’ambiente”
Così recita il dossier del GAO, che pare prospettare una Napoli 2 in programmazione per l’Asia. Purtroppo in questi traffici c’entrano molto anche gli Stati Uniti, che predicano bene ma razzolano male. Molte delle esportazioni elettroniche infatti pare provengano proprio dagli States; immondizie che vengono poi trasportate fino in Asia dove vengono smantellate in scarse condizioni di sicurezza. L’indagine è partita da alcune ricerche private fatte da gruppi ambientalisti che si domandavano dove andassero a finire i rifiuti elettronici del loro paese. Ed è proprio il gruppo della Silicon Valley “Coalizione Tossica” a scoperchiare il pentolone: la maggior parte dei rifiuti elettronici statunitensi (circa 20 milioni di tonnellate) vengono distribuiti in Cina, Messico, Corea del Sud, India, Nigeria, Malesia, Vietnam e Brasile. Un film-documentario realizzato dalla stessa organizzazione dimostra come il 95% delle organizzazioni di riciclaggio indiane in realtà siano delle discariche degli Stati Uniti che possono così smaltire i propri rifiuti ad un prezzo molto inferiore di quello che otterrebero in patria.
L’Agenzia di Protezione Ambientale americana si difende adducendo ad una nuova legge entrata in vigore solo un anno e mezzo fa che dovrebbe regolamentare la gestione dei rifiuti, chiedendo tempo per metterla in pratica a dovere. Inoltre ha anche ammesso che un’investigazione in corso c’è, e questa violazione è destinata a finire.
Nexso 19 Settembre 2008 il 6:15 pm
Quanti computer buttati. Si potrebbero riutilizzare installandoci Linux.
Una distro leggero come Damn Small ad esempio.
http://www.damnsmalllinux.org/index_it.html