L’arsenico è un elemento chimico molto tossico e canceroso, presente in natura nelle rocce e nel suolo. Sono numerosi i paesi che, in base ai dati dell’UNESCO, devono fare i conti con le alte concentrazioni di arsenico nel suolo e nelle falde acquifere e spesso anche le colture, e in particolare il riso, vengono contaminate dall’arsenico, costituendo un grave rischio per la salute dell’uomo. Ingerire alte quantità di arsenico, infatti, può causare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la cosiddetta arsenicosi, una malattia che genera, tra gli altri, disturbi della pelle, cancro ai reni e alla vescica. Per far fronte a questo grave problema che affligge milioni di persone nel mondo, negli anni numerosi scienziati si sono dati da fare per trovare soluzioni adeguate. Alcuni ricercatori dell’Università di Gothenburg in Svezia, ad esempio, sono riusciti a capire come funziona il meccanismo di trasferimento dell’arsenico nelle piante, identificando quali sono le proteine responsabili dell’assorbimento.
Si tratta di particolari proteine, denominate proteine intrinseche noduline26-simili (NIP), in grado di trasportare l’arsenico attraverso la membrana delle cellule vegetali. Grazie all’identificazione di queste proteine i ricercatori saranno in grado di disattivarle, permettendo alla pianta di non assorbire arsenico o di rigettare quello assorbito. In questo modo si potrà arrivare all’ottenimento di varietà di riso ed altre colture che non assorbono l’arsenico e sarà possibile coltivare riso sano anche in aree tossiche dove le piantagioni vengono irrigate con acque contaminate.
Riuscire ad eliminare l’arsenico dalla catena alimentare dell’uomo, attraverso l’eliminazione dell’arsenico dal riso e dalle altre colture, è un passo molto importante poichè, così facendo, si riduce sensibilmente anche l’avvelenamento da arsenico nell’uomo e si garantisce una maggiore sicurezza alimentare nelle zone rurali a più alta contaminazione.
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