Domenica 19 settembre 2010: si apre in via ufficiale la stagione venatoria 2010-2011. Torna la caccia, e tornano i cacciatori e i cacciati, aleggia il rischio di incidenti, infuriano le polemiche, le associazioni animaliste scendono in piazza con manifestazioni di protesta e lo scenario si ripete, come ogni anno, senza colpi di scena se non gli spari stessi che riecheggiano nei boschi, fuori e dentro i confini del lecito che quest’anno appaiono più confusi del solito.
Qualche novità qui e là, a gettare ancora maggiore confusione nel caos legislativo sulla materia, che ha diviso il Parlamento e spaccato in due l’opinione pubblica. I cacciatori potranno aprire il fuoco sugli animali ed ucciderli per il gusto di farlo per tre giorni alla settimana fino al 31 gennaio prossimo, esclusi il martedì ed il venerdì, perché si sa, dare alle vittime la possibilità di stramazzare al suolo a giorni alterni è cosa buona e giusta.
Le nuove norme introdotte dalla legge Comunitaria hanno apportato alcune modifiche alla legge 157 sull’attività venatoria: non si potrà sparare alla rondinella che torna al nido di pascoliana memoria, grazie al divieto di esercizio venatorio introdotto per ogni singola specie durante la migrazione, il periodo di nidificazione, e le fasi della riproduzione e dell’assistenza alla prole.
Ma a disturbare le specie ci penserà la seconda di norma: quella che prevede le regioni possano posticipare i termini di chiusura ai primi dieci giorni di febbraio, previo parere dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
Secondo l’articolo 18 della legge 157, ogni specie può essere assassinata in un periodo specifico: dalla terza domenica di settembre al 31 dicembre fate pure fuori con il beneplacito dello Stato la quaglia, la tortora, il merlo, l’allodola, la pernice rossa, la lepre comune ed il coniglio selvatico.
E ancora tiro a bersaglio anche sul fagiano, alcuni tordi, il germano reale, la marzaiola, la folaga, la volpe, la beccaccia, il beccaccino, la gazza, il colombaccio e la gallinella d’acqua.
Dal primo ottobre al 30 novembre, invece, nel mirino dei cecchini per passione, troviamo lepre bianca, pernice bianca, fagiano di monte, coturnice, camoscio alpino, capriolo, cervo, daino, muflone (con esclusione della popolazione sarda, che tira un sospiro di sollievo, per ora l’ha scampata).
Dal primo ottobre al 31 dicembre, o dal primo novembre al 31 gennaio facciamo fuori il cinghiale. Dal 15 ottobre al 30 novembre limitatamente alla popolazione di Sicilia si spara a vista sulla Lepre italica.
Stando a quanto affermato nei giorni scorsi dal vicepresidente della Lipu, Fulvio Mamore Capria, nei periodi di pre-apertura quest’anno si è sparato a
a dodici specie, tra cui quattro in declino come la tortora, la quaglia, la beccaccina, la marzaiuola.
Attenzione alle anatre, l’Ispra consiglia di lasciarle tranquille a partire del 20 gennaio: devono riprodursi, ammesso che trovino ancora qualcuno con cui farlo e che l’anatroccolo non sia morto stecchito.
Eh sì, perché i cacciatori sono tanti, un vero e proprio esercito assetato di sangue: stando alle ultime rilevazioni del ministero delle Politiche Agricole, relative alla stagione venatoria 2008/2009, sarebbero ben 710 mila le doppiette in tutta Italia: il primato va alla Toscana con 126.734 unità, segue la Lombardia con 90.750, il Lazio con 89.840 e l’Emilia Romagna con 69.060. Non ci resta che augurare buona caccia allora, ai vincitori armati fino ai denti, ma soprattutto ai vinti, indifesi e di spalle…
[Fonte: Ilmessaggero]
Aurora 1 Marzo 2017 il 3:13 am
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