Il Regno Unito ha avviato un proprio sistema di ranking verde per telefoni cellulari, ma la Apple non vuole farne parte. L’azienda ha rifiutato di consentire che l’iPhone venga incluso nel sistema O2 (il nome della classifica), anche se le ragioni di tale rifiuto non sono proprio chiare.
Secondo il Guardian, il sistema di ranking O2 include il 93% dei telefoni cellulari usati dai clienti britannici. Un sondaggio composto da 63 domande, sottoposto ai produttori dei telefonini, è servito per classificare i dispositivi sulle caratteristiche del risparmio energetico, la sostenibilità delle materie prime utilizzate per la sua funzionalità multiuso ed altri fattori ecologici. I risultati hanno eletto il Sony Ericsson Elm al primo posto con un punteggio di 4,3 su 5, e sette altri telefoni sono arrivati a pari merito secondo posto.
Ma la Apple non vuole partecipare alla gara. Un portavoce dell’azienda non ha voluto chiarire i motivi, citando solo i rapporti ambientali online dei suoi prodotti, i quali però a loro volta forniscono delle informazioni molto limitate sull’analisi del ciclo di vita dei cellulari. Alla Apple non sembra importare molto dell’aspetto ecologico, nonostante i sistemi di classificazione della fiducia da parte degli utenti si stanno spostando sempre più sull’impatto ecologico dei dispositivi prima di acquistarli.
L’articolo del Guardian sottolinea come le altre aziende, praticamente tutta la concorrenza, che hanno messo online le relazioni ambientali sono entrate nel sistema di classificazione O2, come ad esempio Nokia, Sony Ericsson e Samsung. La mossa dell’azienda non pare però molto azzeccata in quanto diventa facile credere che non voglia partecipare alla classificazione perché potrebbe avere “qualcosa da nascondere”.
La trasparenza è sempre un problema per le aziende di elettronica, le quali sostengono che fornire molte informazioni non possa diventare un vantaggio competitivo. Ma i consumatori devono conoscere tutta la storia. Mentre Apple ha recentemente fatto passi importanti nell’eliminazione di prodotti tossici dai suoi prodotti, secondo il reporting del loro impatto ambientale, è ancora in ritardo rispetto agli altri in quanto a trasparenza
ha commentato Gary Cook, analista del settore IT per Greenpeace International. Attendiamo ora un ripensamento dalla casa produttrice americana.
Fonte: [Treehugger]
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