Da qualche anno si sente parlare sempre più spesso di certificazioni LEED, e di conseguenza, gli edifici che le ottengono, vengono soprannominati edifici LEED. Si tratterebbe in teoria di una certificazione ecologica la quale attesta che quell’edificio segue alcuni parametri considerati sostenibili. Ma non tutto è oro ciò che luccica. Alla Yale School of Forestry and Environmental Studies si sono infatti accorti che gli edifici LEED non prestano sufficiente attenzione alla qualità dell’aria indoor, come spiega il prof. John Wargo.
LEED sta per Leadership in Energy and Environmental Design, è un sistema di certificazione sviluppato dall’US Green Building Council, che prende in considerazione il risparmio energetico, l’efficienza idrica, le emissioni di anidride carbonica e la qualità dell’aria indoor. Lo studio dell’Università del Michigan è stato pubblicato sull’American Journal of Public Health.
E’ importante sottolineare che i risultati sono basati sull’assenteismo e lo stress auto-riferito da parte dei lavoratori che passavano da un edificio classico ad uno LEED. Altri dati di riferimento erano la maggiore produttività e il risultato dei miglioramenti percepiti sulla salute ed il benessere.
Questi risultati preliminari indicano che gli edifici verdi possono incidere positivamente sulla salute pubblica
dicono i ricercatori. È logico che un edificio costruito con le pratiche atte allo scopo di proteggere la salute umana e l’ambiente ti faccia “sentire meglio”. Allora, qual è il problema? Wargo spiega che i criteri per la determinazione del rating LEED ignorano in gran parte fattori relativi alla salute umana, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo dei materiali da costruzione potenzialmente tossici. Rendere gli edifici a tenuta stagna fa risparmiare molta energia, ma anche le emissioni di sostanze chimiche utilizzate ad esempio nei materiali da costruzione e nell’arredamento rimangono intrappolate.
In pratica, l’edificio certificato LEED mediamente raggiunge solo il 6% del totale dei punti di qualità ambientale interna, la categoria più strettamente legata alla salute, anche se alcuni di questi crediti vengono spesso utilizzati per l’illuminazione ed il comfort termico, piuttosto che come espressione della minore esposizione a sostanze pericolose.
Wargo chiede una politica immobiliare nazionale, piuttosto che standard industriali avanzati, per le sostanze tossiche usate in edilizia. Il Green Building Council, da parte sua, dice che l’Indoor Environmental Quality della sezione LEED dovrà essere più severo e le norme saranno regolarmente riviste. Siamo ancora lontani dall’ottenere uno standard ideale per la valutazione della sostenibilità degli edifici, ma ci stiamo avvicinando.
Fonte: [Treehugger]
MB@PROJECT 13 Settembre 2010 il 8:04 pm
…un appunto sul titolo, che mi sembra un pò fuorviante rispetto ai contenuti. LEED è una misura della prestazione energetica e della sostenibilità ambientale degli edifici, e non del comfort interno. Il fatto che la qualità dell’aria interna non sia presa attentamente in esame è perché non riguarda questi due aspetti.
Paola Pagliaro 13 Settembre 2010 il 8:37 pm
vero, anche se il Green Building Council stesso ha ammesso che l’Indoor Environmental Quality della sezione LEED dovrebbe essere più severo. Qui non si parla tanto di comfort bensì della qualità dell’aria indoor che, come sappiamo, influisce sulla salute. L’edificio deve essere sostenibile per l’ambiente ma anche per chi lo abita 🙂