Un nuovo studio dell’Università della California di Davis, spiega che è più difficile di quanto gli esperti potessero pensare prevedere quando improvvisi cambiamenti nei sistemi naturali della Terra si verificheranno. Si tratta di una scoperta preoccupante per gli scienziati che cercano di individuare i punti critici che potrebbero spingere il cambiamento climatico verso un disastro irreparabile globale.
Molti scienziati stanno cercando i segni che annunciano improvvisi cambiamenti nei sistemi naturali, nella speranza di prevenire tali modifiche, o migliorare la nostra preparazione per affrontarli. Il nostro nuovo studio ha scoperto, purtroppo, che variazioni di regime, con conseguenze potenzialmente di grandi dimensioni, possono avvenire senza preavviso, i sistemi possono andare in crisi precipitosamente. Questo significa che alcuni effetti del cambiamento climatico globale sugli ecosistemi possono essere visti solo una volta, con effetti drammatici
ha spiegato il teorico ecologista Alan Hastings. Lo studio attuale si concentra sui modelli ecologici, ma le sue conclusioni possono essere applicate anche ad altri sistemi complessi, in particolare quelli che coinvolgono le dinamiche umane come la raccolta degli stock ittici o dei mercati finanziari.
Hastings, docente del UC Davis Department of Environmental Science and Policy, è uno dei massimi esperti del mondo nell’utilizzo di modelli matematici (insiemi di equazioni) per comprendere i sistemi naturali. I suoi studi attuali vanno dalla ricerca delle dinamiche delle popolazioni del salmone e del merluzzo alla modellazione delle piante e specie animali in risposta al cambiamento climatico.
Gli scienziati concordano ampiamente sul fatto che il cambiamento climatico globale stia già causando gravi conseguenze ambientali, come ad esempio i cambiamenti nella frequenza e nell’intensità delle precipitazioni, siccità, ondate di calore e incendi, aumento del livello del mare, scarsità d’acqua nelle regioni aride ed in quelle nuove e più grandi epidemie di peste che affliggono le colture e foreste, causando malattie tropicali umane.
E temono che il peggio è debba ancora arrivare. Come il consigliere scientifico del presidente degli Stati Uniti, John Holdren, ha recentemente ammesso di fronte ad una commissione del Congresso:
gli scienziati del clima si preoccupano dei “punti critici” […] soglie oltre le quali un piccolo aumento ulteriore della temperatura media o qualche variabile climatica associata porta ad importanti cambiamenti al sistema interessato.
Tra i punti critici che Holdren ha elencato compaiono: la completa scomparsa dei ghiacci del Mare Artico in estate, drastici cambiamenti nella circolazione oceanica e dei modelli climatici in tutto l’emisfero Settentrionale; l’accelerazione della perdita di ghiaccio della Groenlandia e delle lastre di ghiaccio dell’Antartico, che hanno fatto salire i livelli del mare, e l’acidificazione degli oceani da assorbimento di anidride carbonica, che ha causato l’interruzione di massa nella catena alimentare dell’oceano.
[Fonte: Sciencedaily]