Tutti stiamo aspettando che da Copenaghen esca una risoluzione che possa evitare che questo nostro Pianeta si riscaldi troppo. Ma a dirla tutta, la risoluzione ce l’abbiamo sempre avuta sotto gli occhi e non ce ne siamo mai accorti. Ognuno di noi nel mondo compie almeno 5 eco-crimini ogni giorno o quasi.
Provate a chiedervi: quanto vivo ecologicamente io? Si potrebbe pensare che si sta facendo qualcosa per l’ambiente, evitando di bere l’acqua in bottiglia, acquistando prodotti locali ed riutilizzando le buste di plastica, ma è probabile che tutti abbiamo alcune abitudini che sono molto più dannose per l’ambiente di quanto non ci ci si renda conto. Quali sono le vedrete dopo il salto.
1 Prendere il caffè. La tazza media di caffè è responsabile di 125 grammi di emissioni di CO2. Di queste, due terzi provengono dalla produzione e la maggior parte del resto della fabbricazione del prodotto. Optando per il più prosaico caffè solubile, si riduce tale cifra a circa 80 grammi. Aggiungere il latte, con il metano prodotto dalle vacche, significa aumentare di un terzo l’inquinamento del tuo caffè. Prendere un caffè al giorno equivale in un anno, in termini di emissioni, a prendere un volo Londra-Roma.
2 Uso della carta igienica. E’ una cosa di cui non se ne può fare a meno, e per questo esiste oggi la carta riciclata, che evita la maggior parte del consumo energetico e le emissioni associate con la raccolta e la lavorazione del legno nuovo. Ogni chilogrammo di carta riciclata fa risparmiare circa 30 litri d’acqua e tra 3 e 4 kilowattora di elettricità. Ogni kilowattora di energia elettrica è responsabile di circa 500 grammi di CO2, il che significa un risparmio di 1,5-2 tonnellate di CO2 per tonnellata di tessuto. Nonostante sia sempre più diffusa, in Europa ed in America Latina un rotolo acquistato ogni 5 è di carta riciclata e negli Stati Uniti ancora meno, circa uno ogni 50. Senza contare che non tutti sono riciclati al 100%, e dunque la produzione di CO2 cambia a seconda del prodotto.
3 Essere alla moda. Nel 1990, la produzione tessile a livello mondiale era pari a 40 milioni di tonnellate. Entro il 2005 questa cifra era salita a circa 60 milioni di tonnellate. Questo aumento nella produzione e del consumo è stata aiutata dalla rapida evoluzione delle tendenze della moda. Di conseguenza, gran parte dei vestiti che compriamo finisce per essere scartato molto prima che sia esaurito. Nel Regno Unito, dove il capo d’abbigliamento medio è indossato per meno di un terzo della sua vita utile, più di un milione di tonnellate di vestiti sono buttati via ogni anno. La maggior parte di esso finisce sepolto nelle discariche o negli inceneritori. Attualmente, nel Regno Unito e negli Stati Uniti, solo un quarto circa dei tessuti indesiderati sono riutilizzati o riciclati. Il riciclo tessile ha molti usi, dai ripieni dei materassi alla tappezzeria, dalle borse alle scarpe. L’energia necessaria per raccogliere, elaborare e vendere un capo riutilizzato spreca solo il 2% del fabbisogno energetico per la fabbricazione di un abito nuovo. Ogni chilogrammo di cotone vergine che non viene utilizzato perché sostituito da uno riciclato consente di risparmiare 65 kilowattora di energia, pari a circa 32,5 kg di CO2. Per il poliestere, l’aumento del risparmio sale a 90 kilowattora per chilogrammo.
4 Lavanderia. La moda ha creato le montagne tessili in molte case, ma il costo ambientale di questo consumo eccessivo ha un gemello anche meno evidente: l’energia utilizzata per ripulire tutto. La pulizia è importante, ma delle volte è esagerata. Secondo alcune stime, solo circa il 7,5% del carico medio in lavanderia nel Regno Unito è effettuato per panni molto sporchi. Gran parte del resto è costituito da oggetti che vengono infilati in lavatrice semplicemente perché sono sul pavimento invece che nel guardaroba. Vien da sè che c’è uno spreco esagerato in termini di acqua, detergenti ed energia. Uno studio ha rilevato che oltre l’80% delle emissioni di CO2 prodotte durante il ciclo di vita di una camicia di poliestere è prodotta dal lavaggio e dall’asciugatura. La percentuale può essere addirittura superiore per gli oggetti di cotone, in quanto tendono a richiedere molta più energia per asciugarli. A pieno carico una lavatrice usa circa 1,2 kilowattora di elettricità per ciclo e l’asciugatrice un ulteriore 3,5 kilowattora, causando oltre 2 kg di emissioni di CO2 per ogni lavaggio. Con quattro o cinque carichi per famiglia a settimana, le emissioni annue totali di ogni casa possono facilmente superare la mezza tonnellata. Stendere i vestiti al vento, il lavaggio a temperature più basse ed il carico pieno piuttosto che parziale saranno tutti elementi che contribuiscono a ridurre le emissioni del lavaggio. Ma che ne pensate del lavaggio a mano?
5 Sprechi alimentari. Di tutte le sfaccettature di un consumo eccessivo che affliggono sia la società umana che l’ambiente, lo spreco di cibo è la più terribile. Le famiglie statunitensi buttano via circa il 30% del loro cibo, del valore di 48 miliardi dollari ogni anno. Simili livelli di sprechi sono visti in Europa, anche se in quantità minori. La maggior parte di questo spreco finisce in discarica, dove si decompone ed emette metano, potente gas ad effetto serra. Alcuni esempi sono le patate, con 359.000 tonnellate non consumate ogni anno. Il pane e le mele le seguono, come carne e pesce, pari a oltre 160.000 tonnellate, seguite da 78.000 tonnellate di riso e pasta. Il costo annuo per i consumatori del solo Regno Unito di tutti questi rifiuti è di 10 miliardi di sterline e il costo per l’ambiente è l’equivalente di un supplemento di 15 milioni di tonnellate di CO2.
Tutti questi “crimini” vengono compiuti nel mondo Occidentale ogni giorno. Dunque prima di chiedervi cosa il mondo può fare per voi, chiedetevi cosa voi state facendo per il mondo.
Fonte: [New Scientist]