Legambiente ha presentato l'edizione aggiornata del dossier Isole 100% rinnovabili. Modelli di sviluppo che a tutte le latitudini mettono in primo piano le energie pulite.
È possibile immaginare già oggi un modello energetico completamente basato sulle fonti rinnovabili? Probabilmente su scala globale la risposta è ancora negativa, ma ciò non toglie che siano sempre di più i contesti in cui le fonti rinnovabili possono coprire integralmente il fabbisogno energetico dei cittadini. Le piccole isole sono in questo senso uno straordinario laboratorio dove da molti anni si sperimentano soluzioni innovative per la gestione energetica. A tutte le latitudini sono ormai numerose le isole che si sono dotate o si stanno dotando di sistemi di produzione integrata dell’energia in grado di azzerare la dipendenza da fonti fossili. Legambiente ha aggiornato il suo dossier “Isole 100% rinnovabili” analizzando i modelli energetici di 20 isole in tutto il mondo.
10 isole già 100% rinnovabili
Nelle grandi resti di distribuzione dell’energia le così dette isole minori rappresentano sempre punti singolari che in molti casi devono essere dotati di sistemi autonomi per la produzione in loco. Quello che generalmente può essere vissuto come uno svantaggio è diventato invece motore di cambiamento per molti territori che hanno deciso di adottare un sistema di produzione completamente basato sulle rinnovabili.
Delle 20 isole prese come modello da Legambiente, la metà ha raggiunto la completa transizione alle fonti rinnovabili. Un impegno che si estende a tutte la latitudini e alle condizioni climatiche più differenti. Si va dall’isola di Kodiak negli USA a alle isole di King (Australia) e Tokelau (Nuova Zelanda) nell’emisfero australe. Ma è nella ‘vecchia’ Europa che si registra il maggior numero di esempi positivi. Si va dalle isole scozzesi di Orkney, Muck ed Eigg alla vicina Tilos in Grecia; dalla spagnola El Hierro alla tedesca Pellworm fino alla danese Samso.
Un modello anche su scala nazionale
Altre dieci isole hanno già avviato un processo di diversificazione delle fonti energetiche che nel giro di alcuni anni le porterà ad avere una produzione 100% green. Per alcune di esse l’obiettivo è già molto vicino in termini temporali mentre per altre i progetti sono di medio lungo termine, ma in comune resta la filosofia di fondo di una società indipendente dalle fonti non rinnovabili. A completare quindi il dossier di Legambiente troviamo: Hawaii (USA), Giamaica, Graciosa (Portogallo), Capo Verde, Sumba (Indonesia), Bonaire (Paesi Bassi), Bornholm (Danimarca), Aruba (Paesi Bassi), Wight (Inghilterra), Gigha (Scozia).
Come si può notare il modello energetico basato completamente sulle rinnovabili interessa in prospettive non solo le isole minori ma intere nazioni come la Giamaica o l’arcipelago di Capo Verde nonché le statunitensi Hawaii.
Fotovoltaico ed eolico il mix più comune
Tra le 20 isole prese in considerazione da Legambiente esistono differenze macroscopiche per posizione geografica, modello economico e popolazione. Basti dire in tal senso che la piccola Muck in Scozia ha solo 70 abitanti mentre la Giamaica supera i 2,7 milioni. Eppure a fronte di tale diversificazione il modello energetico della maggior parte delle isole esaminate è basato su un mix di fotovoltaico ed eolico, due fonti che tipicamente non mancano nei territori insulari.
In alcuni casi sono presenti anche altre fonti rinnovabili tra cui l’idroelettrico, lo sfruttamento delle maree, la geotermia e l’uso di biomasse. A Bonaire ed Aruba invece si è scelto di puntare tutto sul vento. Ma a prescindere dalla composizione delle fonti determinante si rivela sempre lo sviluppo di adeguati sistemi di stoccaggio dell’energia in grado di compensare la variazioni di produzione nell’arco dei giorni e delle stagioni.
El Hierro la prima. Nell’isola di Wight le smart-grid
Il territorio spagnola di El Hierro ad ovest del Marocco è stata la prima isola a raggiungere l’autonomia energetica utilizzando solo fonti rinnovabili. Un risultato centrato già nel giugno del 2014. Il modello energetico adottato impiega un interessante mix energetico composto da due bacini interni utilizzati per alimentare un sistema di impianti idroelettrici e da 5 turbine eoliche.
L’isola di Wight sullo stretto della Manica ospita una comunità di oltre 130 mila abitanti e si è dotata di un progetti di medio termine per raggiungere l’autonomia energetica con fonti rinnovabili entro il 2020. Il modello adottato prevede l’uso combinato di eolico e fotovoltaico integrati da sistemi che sfruttano le maree. La rete di produzione distribuita sul territorio sarà gestita attraverso una smart-grid che curerà in maniera intelligente produzione, domanda ed accumulo dell’energia
Le isole Orkney nel a nord del Regno Unito hanno scelto un approccio differente puntando molto anche sull’eolico domestico. La tedesca Pellworm combinando differenti fonti rinnovabili non solo ha raggiunto l’autonomia energetica ma produce annualmente tre volte l’energia che consuma. Gli atolli di Tokelau costituiscono un ambiente di straordinaria bellezza ma anche molto esposto ai cambiamenti climatici. Anche per queste ragioni qui si è scelta la strada del fotovoltaico che abbinato a sistemi di stoccaggio calibrati garantisce l’intera produzione di elettricità.
Italia assente
A fronte di molti esempi positivi non passa inosservata l’assenza dell’Italia. Il dossier di Legambiente osserva come nessuna delle 19 isole minori non collegate alla rete nazionale si stia muovendo verso un modello energetico basato su fonti rinnovabili. Un dato deludente soprattutto in considerazione dell’elevato potenziale disponibile.
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