Da anni Greenpeace sfida le case d’alta moda, responsabili di deforestazione, utilizzo di materiali tossici per i propri capi, sfruttamento eccessivo delle risorse naturali ed altre pratiche scorrette. Ora ha deciso di lanciare un vero e proprio guanto di sfida e, grazie all’agenzia Grey Milano, ha effettuato un controllo sulle 15 principali case d’alta moda europee sulla base di 25 parametri.
Essenzialmente si voleva capire come venivano effettuate le lavorazioni dei capi, se c’era sfruttamento di risorse o di esseri umani con la manodopera a basso costo che ormai è diventata quasi un obbligo per tutte le multinazionali, e questa ricerca ha portato poi ad una classifica. Tale graduatoria, come sottolineato in un nostro precedente post, ha promosso Valentino come la casa di moda più green. Ma a quanto pare è l’unica a rispettare a sufficienza i parametri ambientali.
Come tutte le classifiche, c’è chi vince e c’è chi perde. Tra i perdenti (purtroppo molti più dei vincitori) compaiono Ferretti, Chanel, Dolce e Gabbana, Hermes, Prada e Trussardi, capaci di ottenere come voto uno zero in condotta. Ciò significa che hanno ottenuto voti insufficienti in tutte le categorie, e che devono sicuramente far qualcosa se vogliono “ripulirsi il nome”. Un po’ meno peggio, ma sempre con voti pessimi, è Roberto Cavalli, mentre dall’ottavo al decimo posto, tutte a parimerito, troviamo Armani, Dior, Gucci, Luis Vitton, Ermenegildo Zegna, Versace e Ferragamo che si sono rese responsabili di alcuni disastri ambientali ma possono ancora recuperare.
Madrina e testimonial della campagna è Valeria Golino che si è spogliata per Greenpeace ed ha posato vestita solo dei guanti verdi, simbolo della lotta contro l’industria sporca, proprio per “ripulire” il mondo della moda.
Sono doppiamente orgoglioso di questa iniziativa. Per l’obiettivo etico che persegue e perché ci ha dato modo di dimostrare a noi stessi e al mercato le capacità di Grey di ideare e attuare progetti di comunicazione integrata orientati a produrre risultati concreti che mirano al coinvolgimento attivo di migliaia di persone
ha dichiarato il responsabile di Grey Milano Mario Attalla. Tra poco comincia la settimana della moda e siamo sicuri che le associazioni ambientaliste daranno il meglio di sé per cercare di far cambiare idea a queste case multimilionarie che lucrano distruggendo il pianeta.
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