Dedichiamo oggi un post riepilogativo alle 10 fatiche del ministro dell’ambiente Andrea Orlando, ovvero alle 10 questioni ambientali che il ministro deve assolutamente affrontare, e che per vari motivi risultano cruciali o scottanti. La lista potrebbe essere, ovviamente, molto più lunga, ma in questa sede ci limiteremo a questi 10 punti.
Ecco allora la lista delle 10 fatiche del ministro Orlando, ovvero 10 questioni bollenti da affrontare e su cui ci auguriamo caldamente possano giungere cambiamenti positivi. Le questioni, naturalmente, non sono ordinate in termini di importanza: si tratta di un promemoria, su cui magari a fine mandato del ministro, tireremo i conti.
Primo punto: l’Ilva. Cominciamo da questo, poiché non potrebbe essere più attuale dopo le sciagurate dichiarazioni del Commissario Bondi (poi ritrattate), che imputavano a sigarette e alcol la maggiore incidenza di tumori al polmone in quel di Taranto, e sostanzialmente erano volte a dissociare l’Ilva dalle nefaste percentuali che si registrano nella zona per varie patologie. L’Ilva non è solo un’industria spaventosamente inquinante, è anche un esempio: sono decenni che aspettiamo che qualcuno la bonifichi, e a oggi, dopo tanti polveroni, continuiamo ad attendere.
Secondo punto, le ecomafie. Punto vastissimo che comprende un’infinità di reati, spesso gravissimi, che riportiamo nei termini della necessità assoluta di combattere i reati ambientali e gli interessi della criminalità organizzata nel settore.
Terzo punto, emergenza rifiuti in Campania e altrove. Perché la Terra dei fuochi, così chiamata per i roghi notturni e illegali di rifiuti, spesso tossici, deve cambiare nome.
Quarto punto, gli inceneritori. Orlando li vede come unica soluzione all’emergenza rifiuti a Roma. Avremo mai un ministro dell’ambiente che si batte con i cittadini, per l’ambiente, su questo punto?
Quinto punto, gli OGM. Dopo il decreto firmato con i ministri De Girolamo e Lorenzin, aspettiamo che si tenga fede all’impegno di far sentire la propria voce in Europa, affinché le singole nazioni abbiano la possibilità di vietare gli OGM nei propri confini.
Sesto punto, la deriva petrolifera. Se ne parla ancora, ma forse meno rispetto a prima. Ma la sciagurata deriva petrolifera portata avanti dalla coppia delle meraviglie Passera-Clini non si è certo arrestata. Le esplorazioni petrolifere nei nostri mari continuano.
Settimo punto, energie rinnovabili. A parte la buona notizia della maggiorazione degli incentivi statali sul risparmio energetico, questo resta un punto cruciale, come ovvio. E su questo vogliamo ricordare l’altra faccia della medaglia: il carbone. Puntare sulle rinnovabili vuol dire anche abbandonare le vecchie fonti fossili.
Ottavo punto, il dissesto idrogeologico. Delle misure contro il dissesto tutti ne parlano, tutti le vogliono, ma di un grande piano, di un piano serio e a lungo termine sentiamo ancora drammaticamente la mancanza.
Nono punto, agricoltura biologica, per la quale è interessato anche il ministro De Girolamo, naturalmente. L’agricoltura biologica è un settore green in forte e continua crescita da anni, anche nei consumi. Vogliamo deciderci a mettere definitivamente le ali al biologico?
Decimo punto, l’alimentazione. Se si considera che l’industria della carne e dei derivati è il primo fattore a incidere sul riscaldamento globale secondo l’UNEP, si dovrà convenire che per salvaguardare l’ambiente occorre, necessariamente e inderogabilmente fare luce sull’impatto delle produzioni alimentari sullo stesso. Uno dei punti su cui regna la più grande e straordinaria disinformazione. E ciò di cui si avrebbe bisogno, in primo luogo, è proprio di un po’ di sana informazione al riguardo.
Photo credits | Getty Images
JudithDob 30 Gennaio 2017 il 9:37 am
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