Mangiare ecologico, economico, sano si può. E’ già realtà in due regioni italiane molto distanti tra loro ma accomunate da una legge che incentiva i menù chilometri zero. Parliamo del Veneto e della Calabria, che hanno scelto di premiare i ristoranti che acquistano prodotti locali, riducendo al minimo l’impronta ecologica.
La legiferazione sugli incentivi ai cibi chilometri zero è stata approvata dalle due amministrazioni regionali, grazie alla promozione di una raccolta di firme da parte della Coldiretti che incentiva la preferenza, in mense, fast food e ristoranti, di prodotti locali, al fine di porre un freno alle emissioni del trasporto alimentare e di combattere il caro-prezzi delle merci destinate alle nostre tavole.
I piatti impatto zero hanno un triplice vantaggio: prezzi contenuti, un pranzo completo viene a costare sui 25-30 euro circa; maggiore freschezza e qualità dei prodotti, non sottoposti a lunghi viaggi da un capo all’altro del mondo; poche calorie e maggiore impatto positivo sulla salute, dovuto all’utilizzo di meno conservanti e alla genuinità dei prodotti agricoli, molti dei quali biologici, non trattati e, soprattutto, di stagione.
Il menù chilometri zero non interessa solo i cibi e gli alimenti delle portate, ma include anche le bevande. Il risparmio sulle emissioni e sulla spesa è dato, ad esempio, dall’acquisto di vino locale, prodotto a pochi chilometri dai ristoranti stessi.
Utilizzare l’acqua del rubinetto filtrata permette di non acquistare ingombranti bottiglie di plastica, eliminando l’accumulo di rifiuti, grazie all’utilizzo di caraffe.
Ma i vantaggi non si fermano certo quì. Pensandoci bene, infatti, questa politica ecologica dei ristoranti consente una pubblicità gratuita e produttiva ai prodotti locali, valorizzando la biodiversità, il territorio, incentivando l’agricoltura e gli introiti delle aziende agricole del posto.
Misure che andrebbero adottate in tutte le regioni italiane. In fondo la tipicità di un ristorante, soprattutto per i turisti, è rappresentata proprio dalla garanzia di gustare i prodotti caratteristici del luogo.
Una formula vincente che forse avvicinerà il nostro Paese a raggiungere traguardi importanti come quelli già visibili a Londra, dove i ristoranti ecologically correct sono una realtà già da qualche anno.
Debora 1 Marzo 2017 il 2:44 am
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