I costi in termini di vite umane delle guerre sono così alti che può sembrare assurdo pensare all’impatto sull’ambiente in casi simili. Mettiamola così: quella della CO2 prodotta dai conflitti armati è solo l’ennesima conseguenza funesta di combattimenti che hanno già di per sé un’impronta pesante sull’umanità.
E’ il quotidiano inglese The Guardian a pubblicare i dati, assolutamente approssimativi (è impossibile calcolarli con certezza!), sull’impronta di carbonio della guerra in Iraq. Dal suo inizio, nel 2003, ad oggi le stime parlano di una cifra compresa tra i 250 ed i 600 milioni di tonnellate di CO2. Più o meno l’equivalente di quello che si produrrebbe se l’intera popolazione del Regno Unito volasse fino ad Hong Kong, andata e ritorno, da una a tre volte. E queste cifre non tengono conto delle emissioni causate dalle esplosioni di ordigni.
Tuttavia, e questi paragoni fanno rabbrividire, se si include in questi calcoli il numero delle morti (e pensiamo all’uso di armi di massa, che causano migliaia di vittime) bisogna sottrarre CO2, perché meno persone significa meno emissioni di carbonio. E, a conti fatti, i conflitti armati addirittura decurterebbero l’impronta. Sta a vedere che adesso ci verranno pure a dire che la guerra è ecologica? Non si starà esagerando con il calcolo dell’impronta di carbonio di qualsiasi cosa?
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