Consumo energetico in calo: luci ed ombre di una buona notizia

di Redazione 1

rete-elettrica

L’Iea (agenzia internazionale sull’energia) ha diramato oggi dei dati che, a primo impatto, possono sembrare positivi. L’anno 2009 si chiuderà con una riduzione del consumo di energia elettrica a livello mondiale del 3,5% rispetto al 2008. Un risultato storico, dato che dal dopoguerra ad oggi non era mai accaduta una cosa simile, ma che racchiude in sè qualche insidia.

Se da un lato è vero che riducendo il consumo, si riduce anche l’inquinamento, perché meno combustibili fossili si bruciano e meno anidride carbonica si emette nell’atmosfera; è vero anche che questo calo non è dovuto ad una scelta dell’uomo, ma è stata obbligata dalla crisi economica, che ha portato alla chiusura di diverse fabbriche, lasciando a casa milioni di lavoratori.

A prescindere dagli aspetti sociali indubbiamente preoccupanti, rimanendo in ambito energetico, il problema maggiore lo si ha con le rinnovabili, ed in particolare sui suoi investimenti. Finora infatti il tasso di crescita delle rinnovabili in tutto il mondo era impressionate, circa l’85% all’anno. Ma questa crisi avrà un duplice effetto omicida verso l’energia pulita. In primis, non essendoci più tante possibilità di investimento, c’è il rischio che molti progetti vengano abbandonati.

E poi ci si mette il grande nemico delle rinnovabili, cioè il petrolio, che a causa della crisi ha visto il proprio prezzo dimezzarsi. Di conseguenza, se prima a causa del petrolio costoso gli imprenditori puntavano sul sole o sul vento, adesso che esso è più economico, ci sarà una nuova corsa al combustibile più inquinante al mondo, che finirà con il bloccare definitivamente lo sviluppo delle rinnovabili.

Eppure questo campo ha delle potenzialità enormi. Bisognerebbe sfruttare la crisi a nostro favore, come indicano anche alcune imprese energetiche come Sorgenia, che ammette che le rinnovabili hanno portato nel mondo ad oggi 2,3 milioni di posti di lavoro soltanto negli ultimi 5 anni. Non è escluso, dice l’amministratore delegato di Gse Nando Pasquali, che in Italia nei prossimi anni ci sarà un incremento di 60-70 mila posti di lavoro nel settore delle rinnovabili, ma per farlo ci dovrà essere un aiuto governativo, che dovrà superare il condizionamento delle lobby petrolifere e del nucleare, e puntare sul vero motore del futuro. Se così fosse, l’inquinamento atmosferico verrebbe ridotto notevolmente anche senza crisi economiche.

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