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Antartide, nel Mare di Ross la più grande area marina protetta

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Sono stati necessari anni di complesse trattative, ma alla fine per una vasta regione di mare antistante la costa dell’Antartide sono state decise nuove misure di protezione. Nel Mare di Ross verrà istituita la più grande area marina protetta del mondo voluta e pensata per preservare l’habitat naturale e le numerose specie animali che vivono nella regione. Generale apprezzamento è stato espresso dalle associazioni ambientaliste che da anni si battono per la preservazione dell’Antartide e delle sue unicità ambientali.

artico senza ghiaccio casa bianca

Artico entro 2 anni senza ghiaccio, parola della Casa Bianca

artico senza ghiaccio casa biancaLa Casa Bianca ormai è sicura e lancia l’allarme: l’Artico sarà senza più ghiacci non tra 30 o 100 anni, ma entro il 2015. Ne sono convinti gli esperti ed alti funzionari che ieri hanno presentato un report, è proprio il caso di dirlo, agghiacciante. Si tratta di personalità importanti, non di scienziati dell’ultima ora, come il capo scienziato della Nasa, Gale Allen, del direttore del US National Science Foundation, Cora Marett, e di alcuni rappresentanti del US Department of Homeland Security e del Pentagono.

shell abbandona artico ambientalisti

Shell abbandona l’Artico, esultano gli ambientalisti

shell abbandona artico ambientalistiVittoria! Dopo mesi di campagne, manifestazioni e raccolte di firme, la Shell ha deciso di abbandonare l’Artico. Almeno per ora. Lo ha annunciato Greenpeace che ha rivelato al mondo la decisione del colosso petrolifero, tra i più impegnati nelle trivellazioni al Polo Nord, di ripensarci e lasciar perdere quelle aree perché troppo pericolose. Dopotutto è stata proprio una nave della Shell, la Kulluk, che all’inizio dell’anno ha dimostrato come lavorare in quelle acque ghiacciate sia ancora impossibile.

Trivellazioni in Artico, Obama blocca la Shell

trivellazioni artico obama shellObama ce l’ha fatta. Pochi giorni fa vi annunciavamo le intenzioni del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama di bloccare le trivellazioni nell’Artico, almeno nell’area di competenza del suo Paese. Ebbene, circa una settimana dopo la Shell ha risposto fermandosi e rivedendo il proprio intero piano. Più che ad Obama in realtà dobbiamo questa decisione a Carol Browner, ex consigliere sul clima del Presidente nel precedente mandato, e a John Podesta, consigliere dal 2009, i quali hanno sollevato dubbi sulla sicurezza nelle operazioni in quell’area.

shell missione artico

Shell, la missione in Artico va sempre peggio

shell missione articoLa scorsa settimana vi abbiamo riportato dell’incidente, con tanto di rischio di disastro ambientale, sulle coste dell’Alaska. A provocarlo è stata un’incauta nave-trivella della Shell, la Kulluk, che si è inoltrata troppo nei ghiacci per poi rimanere incagliata e rischiare di far perdere milioni di litri di petrolio in mare. Nonostante la tragedia sia stata evitata, le cose non sembrano volgere per il meglio. Anzi…

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Stop alle trivellazioni in Artico, la Shell si ritira

stop trivellazioni artico shellGreenpeace ha vinto la battaglia ma non ancora la guerra. A meno di un mese dal lancio della campagna Save the Arctic (il lancio ufficiale dopo una serie di manifestazioni che va avanti da diversi mesi), una delle principali compagnie petrolifere del mondo, la Shell, ha annunciato che rinuncerà a trivellare nel mare Artico. Almeno per quest’anno. Lo scenario è quello dell’Alaska dove nei mesi scorsi le navi della compagnia si sono spesso incagliate ed hanno riscontrato enormi difficoltà di manovra.

energia europa saccheggiare groenlandia

Energia, l’Europa pronta a saccheggiare la Groenlandia

energia europa saccheggiare groenlandiaOrmai le riserve di petrolio e gas facilmente raggiungibili sono quasi esaurite, e allora bisogna trovare nuovi lidi da cui ricavarle. Tra questi ce n’è uno pressoché incontaminato, ma lo sarà ancora per poco: la Groenlandia. Purtroppo in questo periodo di sfruttamento di ogni minima risorsa, gli occhi bramosi dei Paesi europei si sono puntati verso uno degli ecosistemi più fragili del mondo.

Piante “aliene”, il nuovo pericolo per l’Antartide

Come se non bastassero i mutamenti climatici e le trivellazioni, un nuovo fattore mette in pericolo l’Antartide: le piante. Ma le piante, direte voi, sono un bene per la Terra. Sì, ma quando sono autoctone, cioè del posto. Quando queste vengono trasportate in un ambiente non loro, nella migliore delle ipotesi muoiono, ma nella peggiore fanno morire proprio l’ambiente circostante. E’ proprio quanto sta avvenendo in Antartide.

Artico: la nuova minaccia è la “cupola d’acqua dolce”

Buco dell’ozono? Riscaldamento globale? Nulla di tutto questo. La nuova minaccia per il clima mondiale è una semplice cupola naturale che si è formata nell’Artico negli ultimi anni. Lo hanno notato i ricercatori del Centre for Polar Observation and Modelling dell’University College di Londra ed i loro colleghi del National Oceanography Centre, i quali hanno individuato un accumulo di acqua dolce proveniente dai fiumi europei e asiatici nell’area Occidentale del Polo Nord.

Ecosistemi a rischio: individuate 13 aree nell’Artico

Le 13 aree più a rischio per la biodiversità e il patrimonio naturalistico si trovano nell’Artico, tra esse lo Stretto di Bering e la costa del Mare di Barents. Nel circolo polare artico l’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) ha individuato 77 aree da tutelare.

Nel rapporto annuale, pubblicato oggi, si evince che gli ecosistemi marini più ricchi del Polo Nord sono a rischio a causa del riscaldamento globale del Pianeta che favorisce lo scioglimento dei ghiacciai marini e l’acidificazione degli oceani. A queste cause si aggiungono ora anche attività umane prima non presenti nell’area e in grande espansione, come la pesca e i trasporti marittimi, l’esplorazione per cercare gas e petrolio nei fondali artici. Tra gli effetti più imminenti ci sarà la perdita della fauna selvatica dell’artico: orsi polari, balene, trichechi, foche ed uccelli.

Cambiamenti climatici e attività umane fanno ritirare le coste dell’Artico

Le coste dell’Artico si ritirano sempre più, ad un ritmo di circa mezzo metro ogni anno. Le cause dell’erosione sono da rintracciare nei cambiamenti climatici e nelle attività umane, sempre più frequenti. Questi in sintesi i risultati della ricerca condotta da trenta scienziati provenienti da dieci Paesi che hanno monitorato oltre 100.000 km di coste del Circolo polare artico, e pubblicato online il rapporto “Stato delle coste artiche 2010” sulla rivista Estuaries and Coasts.

I ricercatori, aderenti all’Associazione Helmholtz e all’International Artic Science Committee, sono preoccupati per il rapido tasso di erosione delle coste che in alcuni punti ha toccato anche i trenta metri nell’arco di un anno. Tra le aree più colpite vi sono il Mare di Beaufort, il Mare di Laptev e il Mare della Siberia Orientale.

Riscaldamento globale: neve e ghiaccio al Polo Nord raffreddano il pianeta meno di 30 anni fa

Senza dubbio il dibattito sul riscaldamento globale è destinato a durare ancora a lungo, ma in ogni caso sembra che la domanda cambi da “esistono i cambiamenti climatici?” a “i cambiamenti climatici sono dovuti all’attività umana?”. A togliere ogni dubbio sull’esistenza del fenomeno ci sono decine di ricerche scientifiche che stanno rilevando diversi mutamenti dovuti alla temperatura media più alta, compresi i record di caldo dell’ultimo decennio. Ora a queste si aggiunge una nuova scoperta effettuata da un’università americana.

Un nuovo studio, pubblicato su Nature Geoscience, mostra chiaramente il declino di neve e ghiaccio nell’emisfero Settentrionale. Questo degrado che dura ormai da almeno tre decenni, significa che una minore attività di raffreddamento viene prodotta dal feedback naturale.